9 MinutiFebbraio 25, 2022

Þarfasti þjónninn – il servo piú fedele 

Il cavallo Islandese, a lungo chiamato dalla popolazione locale “il servo più fedele” per il suo ruolo essenziale nella vita quotidiana, é un animale unico in un paese rimasto per secoli isolato dallo sviluppo del continente europeo.

L’Islanda, già nota ad avventurieri e cartografi dell’era tardo-imperiale romana, venne colonizzata ed abitata in pianta stabile solo a partire dal XIV secolo DC, da vichinghi norvegesi e danesi, in continua ricerca di nuove e remote terre da conquistare, per necessità economica – o più spesso, giuridica, visto che nella società vichinga per i condannati di crimini gravi l’alternativa alla pena capitale era l’esilio dalla patria.

In Islanda, isola remota ed inospitale per ogni tipo di animale, eccezion fatta per alcuni uccelli migratori, il cavallo arrivò già nei primi anni di insediamento vichingo, assieme a pochi altri animali (pecore e mucche), adattandosi molto bene alla natura e al clima del luogo.

I cavalli portati dai coloni pesavano circa 300 chili ed erano di origine prevalentemente norvegese e germanica, razze che si ritiene risalgano ai cavalli addomesticati in Mongolia.

Sebbene il cavallo islandese fosse inizialmente una razza mista, si è evoluto dall’XI secolo senza mescolarsi, conservando quindi caratteristiche che sono andate perdute in altre razze, poiché l’importazione di cavalli nel paese fu presto vietata per evitare la diffusione di malattie.

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Il cavallo islandese svolse un ruolo vitale in guerra durante l’era vichinga: esso era un simbolo del potere, era molto rispettato e il più delle volte i cavalli venivano sepolti con i loro guerrieri. Nelle saghe islandesi viene anche menzionato che il cavallo veniva dato in dono a re e sovrani.

Nella mitologia nordica il cavallo svolge un ruolo importante e viene considerato animale sacro, simbolo di fertilità e protezione. Il cavallo più famoso della mitologia nordica è Sleipnir, il cavallo a otto zampe di Odino. Ancora oggi, l’influenza delle leggende nordiche può essere trovata nella comunità equestre, dove molti circoli e un certo numero di cavalli portano nomi che provengono dalla mitologia.

Quando nell’anno 1000 i vichinghi d’Islanda si convertirono al cristianesimo, fu fatto divieto di mangiare carne di cavallo; nel corso dei secoli di tanto in tanto i poveri mangiavano carne di cavallo ed ancora oggi questo é considerato da molti tabú.

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l cavallo islandese oggi è piuttosto piccolo – in media circa 140 cm al garrese e del peso di 350 kg – rispetto a molte altre razze da equitazione che hanno un’altezza compresa tra 155 e 170 cm e pesano circa 450-550 kg. Biologicamente il cavallo islandese è classificato come un pony e all’estero non è comune che i pony portino cavalieri adulti; in Islanda, invece, il cavallo islandese è stato un cavallo da equitazione per adulti sin dall’insediamento, oltre ad essere un animale da lavoro.

I colori del cavallo islandese sono tra i più vari che si possono trovare, con oltre 40 colori di base e cento variazioni di colore dall’argilla alla giada, dalla noce moscata alla torba. I colori base più comuni sono due, rosso e marrone; vi è anche una grande varietà di colori nella coda e nella criniera, che non sempre è dello stesso colore. Anche il colore delle zampe può variare.

Il cavallo islandese è noto per le sue diverse andature; passo, trotto, galoppo (andature tipiche di tutti I cavalli) ed i due tipici tölt/ambio e skeið. Tölt e skeið sono movimenti laterali in quattro tempi, non unici del cavallo islandese, essendo presenti in razze di cavalli in Nord America, America Latina e Asia. Ciò che rende unico il cavallo islandese, tuttavia, è che nessun altro cavallo viene mostrato su cinque andature in competizioni e spettacoli.

Il cavallo islandese è conosciuto in tutto il mondo per essere facile da cavalcare e maneggiare. È agile e potente, amichevole, avventuroso, intelligente e svelto nell’imparare, collaborativo ma allo stesso tempo energico e volenteroso; é resistente ai più avversi fenomeni atmosferici, é in grado di attraversare terreni accidentati e sa nuotare, risultando così nei secoli fondamentale come mezzo di trasporto e per l’attraversamento di corsi d’acqua. Da tempo immemorabile, gli islandesi sono stati affascinati dai cavalli intrepidi ed energici, il che è facile da capire quando si pensa di dover viaggiare su montagne, deserti lavici o terreni innevati. Inoltre, i cavalli dovevano essere compagni affidabili, pronti a correre quando necessario, ma anche a mantenere la calma e fornire al cavaliere un riparo dalle intemperie e dai venti, se necessario. Esistono molte storie di cavalli che hanno salvato la vita ai loro proprietari con il loro buon senso, rifiutandosi di intraprendere strade pericolose.

Poiché il cavallo islandese raggiunge spesso i 25-27 anni senza problemi di salute, il rapporto tra cavallo e il suo padrone può durare fino a tre decenni.

In passato, il cavallo islandese era chiamato “il servo più fedele“: tra le altre cose, il cavallo islandese andava a prendere l’ostetrica prima delle nascite e trascinava la bara dei morti in chiesa, seguendo quindi l’uomo dalla culla alla tomba.

Con il tempo e l’avvento dell’automobile, a partire dai primi anni del secolo scorso, il ruolo del cavallo islandese è cambiato da animale da soma e mezzo essenziale di lavoro e trasporto, a hobby e passione; ma il cavallo svolge ancora un ruolo importante per í réttir, ovvero la ricerca e il raduno di pecore all’inizio di ogni autunno: a partire da Maggio, infatti, le pecore e I loro agnelli nati da poche settimane vengono lasciati liberi di spostarsi fra terre e regioni, fino al mese di Settembre, quando gli abitanti di ogni distretto si dedicano alla ricerca di tutti gli animali per riportarli alle fattorie in tempo per la stagione invernale .

A partire dal 1950, per la prima volta dall’insediamento vichingo, i cavalli islandesi poterono essere esportati – principalmente verso le isole britanniche e in Danimarca, in gran parte per l’impiego nelle fattorie o nelle miniere; poco dopo il cavallo islandese inziò ad essere importato in Nord America ed in Germania, principalmente a scopo ricreativo.

Ad oggi i cavalli islandesi esportati o nati all’estero sono più di centomila – più del numero di cavalli in Islanda (circa 70.000 nel 2020) e l’esportazione ha creato un’industria preziosa e remunerativa – l’allevamento di cavalli.

Il cavallo é oggi anche alla base di una fiorente e dinamica nicchia turistica in Islanda, dove negli ultimi 30 anni si sono sviluppate varie imprese ibride fra allevatori, appassionati e professionisti del settore turistico.

Essendo infatti il cavallo islandese normalmente mansueto ed amichevole, si adatta a qualsiasi livello di esperienza del cavaliere e, data la sua versatilitá e destrezza, ad ogni tipologia di avventura ed escursione: sono molti i visitatori in Islanda che ogni anno partecipano ad escursioni a cavallo, dal momento che allevamenti ed operatori si trovano assai facilmente in tutta l’Islanda.

Venite a conoscere questo Servo Fedele, elemento fondamentale dello sviluppo sociale e culturale dell’Islanda, che vi fará scoprire la natura islandese ad un ritmo e con una prospettiva diversi.