Un salto temporale nella storia d'Islanda
Le case di torba risalenti ai tempi vichinghi, sono un vero e proprio prodotto dʼingegno: esse hanno permesso la sopravvivenza della popolazione a temperature molto rigide ed intemperie imprevedibili, e creato di conseguenza un forte sentimento di aggregazione popolare raggruppando in strutture condivise molteplici nuclei famigliari cooperanti.
La tecnica di costruzione degli edifici è decisamente antica e risalente addirittura al periodo in cui lʼImpero Romano si spinse nella colonizzazione del nord Europa: abitazioni analoghe sono state ritrovate infatti nei territori della Scozia, dellʼIrlanda e della Norvegia.
Una precisazione: le fattorie di torba non sono del propriamente periodo vichingo – allora vi era infatti solo la parte del tetto. Durante il periodo di colonizzazione c’era abbastanza legna sull’isola per costruire ma nel 12-13°secolo la legna terminò e gli isolani dovettero iniziare ad utilizzare il materiale presente: pietra, torba, e “driftwood”. Si sviluppò così la tecnica di costruzione.
Lʼunica evidente differenza rispetto al metodo di costruzione classico sta in questo caso nellʼutilizzo dei materiali: la roccia che veniva utilizzata per le fondamenta, infatti, oltre che essere di difficile reperimento sullʼisola, non sarebbe stata per niente un isolante termico appropriato per i prodi guerrieri…per cui ecco la soluzione islandese!
In Islanda, le torfbæir hanno caratteristiche uniche non riscontrabili in altri paesi: le fondamenta sono costituite di roccia lavica, una materiale leggero e facile da trasportare reperibile in molte zone del paese, mentre le pareti sono in mattoni di torba e pietra, perfettamente isolanti. La struttura portante e la facciata sono costituite da legno di fortuna, per lo più recuperato nelle zone costiere, mentre il tetto sempre per questioni isolanti, è ricoperto di verde erba che rinforza la struttura e favorisce lo scorrimento/assorbimento dellʼacqua. Unʼulteriore stravagante caratteristica è che le abitazioni sono molto vicine tra loro: ciò consente una vita sociale condivisa e la preservazione del calore, nonché la condivisione di un focolare perennemente acceso. Non si deve dimenticare inoltre che in tali strutture abitative la morfologia dei vani abitati variava continuamente a seconda delle necessità degli abitanti e dei danneggiamenti strutturali dettati dal clima.
Il risultato di questo consapevole intervento edile mostra ad oggi una perfetta integrazione delle case di torba con lʼambiente circostante, un esempio di bio-edilizia incredibile di cui purtroppo rimangono solo pochi esemplari, ancor meno abitati.

Un esempio visitabile di Torfbæir è lʼantica fattoria di Glaumbær, sede del Museo di Cultura Popolare dello Skagafjörður, che venne dichiarata patrimonio culturale nel 1947.
La fattoria di Glaumbær si trova sopra una collina e con una ampia e stupenda vista sulle vallate circostanti. Unʼottima posizione sia per gli avvistamenti che per lʼorientamento al sole.
Le abitazioni che costituiscono la casa colonica risalgono a periodi storici differenti, e le fondamenta sono state spostate diverse volte nel corso dei secoli, sebbene la base in roccia lavica sia stata preservata ed ampliata.
Aspetto caratterizzante dell’edificio è il lungo corridoio di 20 metri che collega le diverse stanze; lʼambiente più antico è la cucina del 1760, luogo in cui venivano preparati i pasti e essiccate le carni sul focolare, il che ha mantenuto il legno di costruzione asciutto e ha impedito la generazione di muffe nella struttura.
La stanza di ritrovo della comunità e delle famiglie era il soggiorno che fungeva da sala relax, sala da pranzo e camera da letto: gli Islandesi si riunivano qui intorno al fuoco a lavorare la lana, ascoltare vecchi racconti e condividere storie di quotidianità. La “baðstofa” era quindi la stanza principale che dove si dormiva, si lavorava la lana, si mangiava, dove tutte le classi sociali della fattoria stavano insieme e si raccontavano saghe e poesie – un aspetto culturale incredibilmente sentito. Ultimi ma non meno importanti, depositi ed officina dove oggi sono riposti gli attrezzi dʼepoca.
Più autentiche e altrettanto visitabili le fattorie di Skógar, Laufás e Stöng.